Quando il presidente Ubaldo Borchi e il regista Luigi Traverso mi hanno affidato il compito di curare i costumi per lo spettacolo della stagione 2025, “Belin…che pacco!”, omaggio goliardico ai 70 anni della Tv, ho provato un misto di entusiasmo e responsabilità. Ringrazio molto entrambi per la fiducia che mi hanno dato, permettendomi di esprimere la mia creatività in totale libertà.
La Compagnia Goliardica Mario Baistrocchi non è solo una compagnia teatrale amatoriale, ma una realtà sorica e un’istituzione a Genova, ed è la più antica compagnia teatrale amatoriale d’Italia ancora in attività. Qui non ci sono attori professionisti, ma una passione autentica per il teatro che si respira in ogni prova, in ogni spettacolo, in ogni dietro le quinte frenetico e affascinante.

Vestire un sogno: il lavoro di una costumista teatrale
Essere costumista per il teatro non significa solo scegliere vestiti belli. Un costume racconta una storia, definisce un personaggio e anticipa ciò che accadrà in scena. Prima ancora che il pubblico ascolti una battuta o una nota musicale, gli abiti parlano.
Il mio compito è stato quindi quello di trovare l’abito giusto per ogni ruolo, bilanciando estetica e funzionalità. Ogni colore, ogni modello, ogni tessuto è stato scelto con attenzione, affinché ogni attore e ballerino potesse esprimere al meglio il proprio personaggio. Alcuni costumi sono stati adattati per facilitare i movimenti, altri hanno richiesto ritocchi sartoriali per esaltare la figura. Tutto doveva essere perfetto per la scena.

Abiti che tornano a splendere
Molti degli abiti che ho selezionato erano riposti da anni. Non erano “vecchi”, ma attendevano semplicemente il momento giusto per tornare a brillare. Li ho sistemati, ho aggiunto dettagli, ho riscoperto stoffe e modelli che meritavano di essere riportati in scena. Il mio obiettivo non era solo farli rivivere, ma restituire loro la giustizia che meritavano.
Durante le prove, ho avuto modo di lavorare a stretto contatto con gli attori e i ballerini, ascoltando le loro esigenze e facendo in modo che ogni costume fosse perfetto per il ruolo. Ho cucito dettagli, sistemato bottoni, aggiunto strass, lavorato su accessori. È stato un lavoro artigianale, fatto di passione e dedizione, ma la soddisfazione di vedere quegli abiti indossati in scena ha ripagato ogni ora trascorsa tra ago e filo.
Tra fantasia e fedeltà all’originale
Uno degli aspetti più affascinanti di questo progetto è stato trovare il giusto equilibrio tra creatività e fedeltà alle ispirazioni originali. Alcuni personaggi erano frutto della fantasia, e quindi i loro costumi potevano essere un’esplosione di colore, forme particolari e abbinamenti inaspettati. Qui ho potuto giocare con gli stili, sperimentare e lasciarmi guidare dall’istinto.
In altri casi, invece, ho dovuto ricreare look che richiamassero esibizioni iconiche, come nel caso del balletto “Sugar Sugar”, ispirato alla performance di Lorella Cuccarini ed Emanuele Franjo. Il mio compito, in questo caso, non era inventare, ma trovare gli abiti giusti per far rivivere un’immagine ben precisa nella mente del pubblico. Un lavoro diverso, più di ricerca che di fantasia, ma altrettanto stimolante e gratificante.

Make-up: fedeltà alla tradizione
Oltre ai costumi e alle parrucche, mi sono occupata anche del trucco, mantenendo fede alla tradizione della compagnia. La “Bai” ha un tratto sitintivo che la accompagna da sempre: un make-up riconoscibile, che caratterizza ogni spettacolo e ogni attore con colori e linee precise. Non si tratta quindi di creare look diversi per ogni personaggio, ma di garantire uniformità e continuità, valorizzando il volto degli attori senza stravolgerne l’immagine.

Dietro le quinte: un lavoro di squadra
Se il pubblico vede la magia sul palco, dietro le quinte c’è un vero e proprio microcosmo che lavora senza sosta. Il backstage è un continuo via vai di cambi veloci, ritocchi, sistemazioni dell’ultimo minuto. Durante lo spettacolo, ho pochissimi secondi per aiutare attori e ballerini a trasformarsi in nuovi personaggi, tra bottoni e cerniere da chiudere in fretta, accessori da sistemare e parrucche da fissare alla perfezione.
In tutto questo, voglio ringraziare gli attori e i ballerini, che si sono dimostrati incredibilmente collaborativi. Si sono affidati a me, si sono lasciati guidare, e hanno reso il mio lavoro ancora più bello. Senza il loro entusiasmo e la loro disponibilità, il risultato non sarebbe stato lo stesso.

La magia del sipario che si alza
Questo non è il mio lavoro principale, ma è un’esperienza professionale meravigliosa. Essere costumista teatrale significa dare forma ai sogni, trasformare la stoffa in emozione, il colore in carattere, gli accessori in dettagli di una storia.
Ogni volta che il sipario si alza e il pubblico osserva gli attori in scena, so che un pezzetto del mio lavoro è lì, sotto le luci, a raccontare qualcosa prima ancora che inizi lo spettacolo. E questa è un’emozione unica.

Ph: Peppe Cavaleri